I cambiamenti climatici in atto comportano una serie di conseguenze dirette e accertate anche sulla salute. Oltre all’aumento di eventi estremi, come uragani, incendi terremoti, maremoti, che possono avere un impatto drammatico sulle comunità delle aree in cui si verificano, e la perdita di biodiversità, le temperature sempre più alte e la maggiore presenza di anidride carbonica nell’atmosfera per via dell’inquinamento, possono acutizzare svariate patologie. Questo comporta la crescita della necessità di assistenza alle persone fragili per età o condizioni di salute e lo sviluppo di patologie gravi con esiti anche infausti. Inoltre, temperature particolarmente alte sono difficilmente sopportabili dal corpo umano, che non dovrebbe trovarsi a una temperatura esterna superiore ai 37°C.
A temperature superiori a queste, infatti, muscoli e cellule cardiache entrano in sofferenza e si deteriorano, al cuore è richiesto di pompare più sangue e con il sudore vengono eliminati sodio, potassio e altri minerali fondamentali per il corretto funzionamento dell’organismo. Anche l’alimentazione può risentire dei cambiamenti climatici: siccità, alluvioni, eventi estremi e aumento di anidride carbonica nell’aria possono modificare l’agricoltura e la produzione alimentare compromettendo interi settori. Le allergopatie, con un accento su quelle respiratorie, sono in crescita come diretta e accertata conseguenza dei cambiamenti climatici. Malaria, febbre Dengue, febbre del Nilo, Zika, sono tutte patologie trasmesse da zanzare e zecche, vettori originari delle aree equatoriali che, con l’aumento delle temperature, riescono oggi a sopravvivere arrivando fino alle aree settentrionali come il Nord Europa e il Canada.