Secondo lo studio, tutto italiano, esiste un’associazione tra carica virale elevata del virus del vaiolo delle scimmie e maggiore gravità della malattia. Lo dimostrano i dati della ricerca realizzata dall’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani Irccs di Roma e l’Irccs Ospedale San Raffaele – Università Vita Salute San Raffaele di Milano. Semplificando, lo studio dimostra che “Più è elevata la quantità di virus nell’organismo maggiore è la probabilità di avere forme gravi”, spiega nel commento su X, l’infettivologo Matteo Bassetti.

Come spiega una delle due prime autrici dello studio, Valentina Mazzotta dell’Inmi Spallanzani, “il risultato principale è che una carica virale del virus Mpox più elevata nel tampone faringeo è risultata associata a un decorso più grave. Altri fattori associati a una maggiore gravità sono l’etnia caucasica, un esordio con febbre, la presenza di interessamento del cavo orale, di lesioni intorno all’ano e di una linfoadenopatia. Mpox ha una durata più prolungata in caso di localizzazione ano-rettale, oro-faringea, in caso di eruzione cutanea estesa e nelle persone con Hiv con grave immunodeficienza”.